La scuola di Piazza del popolo
Esposizione dal 28 dicembre 2017 al 29 gennaio 2018
La Galleria Tanart di Canazei presenta una corrente artistica nata per aggregazione e sviluppatasi a Roma negli anni Sessanta, da Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli grazie a rapporti di amicizia tra un gruppo di giovani tra i venti e i trent’anni.
Ben presto nuovi artisti si unirono al movimento, come Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Jannis Kounellis, Cesare Tacchi, Enrico Manera e Umberto Bignardi.
Il nome e la definizione sono arrivati dopo, ad attestare e raccontare una realtà nata tanto spontaneamente da essere definita con il luogo di ritrovo degli artisti: Piazza del Popolo, spazio suggestivo e monumentale al tempo stesso.
La Piazza accoglieva negli anni Cinquanta diversi caffè, tra cui Rosati e Canova, che erano diventati a Roma, come nella migliore tradizione artistica parigina, i punti di incontro preferiti per artisti e letterati.
La tecnica d’elezione attraverso cui gli artisti aprono la loro pittura è quella del reportage, nel suo significato letterale di riportare sulla tela, con l’ausilio di un proiettore di diapositive, le immagini estrapolate dai mezzi di comunicazione di massa. Il riporto delle immagini avviene tuttavia per mezzo di una mediazione pittorica vibrante e appariscente, evidente nel persistere del dripping e nella vistosa irregolarità delle campiture, nonché nella soppressione di molti dettagli.
Per quanto riguarda gli ispiratori e la cornice che si potrebbe definire umana, tre sono le figure cardine per la creazione dei presupposti che hanno permesso la nascita del movimento: in primis il gallerista Plinio De Martiis, che aveva aperto la sua galleria La Tartaruga nel 1954 proprio in via del Babuino, a pochi passi dal caffè Canova. De Martiis nutriva una personale curiosità per l’arte americana e divenne ben presto il collettore di giovani talenti e l’ambasciatore in Italia per artisti di fama internazionale. Il gallerista alimentava scambi e discussioni, passioni, accadimenti e dibattiti, che si trasformavano in lavori e mostre. Tra le più eclatanti vi furono le visite e le mostre di Andy Warhol e Robert Raushenberg.
Un altro ruolo fondamentale lo riveste Toti Scialoja, con il suo corso di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Le sue lezioni erano illuminanti per le giovani menti del boom degli anni Cinquanta: ricche di una gamma di suggestioni culturali e poetiche che andavano dal teatro, alla letteratura, al cinema e alla politica. Da artista-professore mostrava agli allievi il modo in cui nascevano i lavori e le opere d’arte e dava un’impronta internazionale alle sue lezioni portando in aula opere di artisti americani, prestate da De Martiis. Molti dei giovani esponenti della Scuola di Piazza del Popolo erano stati suoi allievi, e la traccia dei suoi insegnamenti era rimasta una guida preziosa per la nascita di nuove personalità artistiche.
Resta, infine, l’elemento che ha segnato il continuum tra l’esperienza dell’espressionismo astratto newyorkese e l’ambiente artistico romano, fino ad allora molto legato a questioni nazionali e ad un confronto quasi esclusivo con l’arte europea: Cy Twombly, in viaggio in Italia insieme a Raushenberg nel 1958 decise di stabilirsi definitivamente in Italia, dando alla Scuola romana l’occasione di un confronto diretto con le novità e le istanza newyorkesi. Questo pose le basi per una fondamentale distinzione tra la Pop Art americana e quella che viene definita Pop Art italiana e che corrisponde in larga parte con le opere degli esponenti della scuola di Piazza del Popolo.