Nicola Carrino (1932)
Nicola Carrino, nato a Taranto il 15 febbraio 1932, ha vissuto e lavorato a Roma dove è stato docente di scultura all’Accademia di Belle Arti fino al 1992. Fece parte dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 1993, divenendone presidente dal 2009 al 2010. La prima mostra personale risaliva al 1958, mentre dal 1962 al 1967 prese parte del collettivo artistico Gruppo 1 di Roma insieme a G. Biggi, Nato Frascà, Achille Pace, Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini. Dal 1967 ha progettato e realizzato sculture in relazione al contesto urbano e al paesaggio e nell’ambito di edifici pubblici. Al 1969 risalgono infatti i primi e ormai famosi Costruttivi Trasformabili, sculture modulari in acciaio, sui quali svolse nel tempo interventi di trasformazione in relazione alle gallerie d’arte e allo spazio urbano. Forma e Spazio sono state le coordinate fondamentali del lavoro di Nicola Carrino la cui scultura nasce, all’inizio degli anni Sessanta, dalla necessità della forma di evolversi e di trasformarsi in relazione al luogo di collocazione, anche con la partecipazione di possibili fruitori esterni. I Costruttivi Trasformabili realizzavano forme di grande impatto volumetrico, sempre distribuite nello spazio in rapporto installativo partecipavano in visione urbanistica alla complessa costruzione dell’urbano diventando a loro volta sculture abitabili. Le opere di Nicola Carrino, i Costruttivi prima e i Decostruttivi nella più recente definizione, si determinano come sculture di intervento urbano complesso, in rapporto dialettico con i luoghi e il vissuto della città e del paesaggio. I Decostruttivi 2005-2006, ultimi lavori di Nicola Carrino, sono sculture dalle grandi dimensioni e dal grande impatto visivo che ridisegnano la configurazione del luogo attivando una nuova dialettica dello sguardo, della percezione dell’ambiente: si tratta di grandi strutture unitarie realizzate con barre tubolari in acciaio inox di mm 200 x 100 composte da telai inframmezzati da diagonali e crociere posti in successione longitudinale o slittati in profondità. La scelta dell’acciaio nelle opere di Carrino è determinante: le superfici molate a mano del materiale riflettono e rimandano colori e luci, variabilità atmosferica e colori dell’ambiente circostante lasciandosi a loro volta assorbire dal contesto, annullandosi e rigenerandosi a tratti in un processo trasformativo di presenza-assenza che caratterizza l’abitabilità ambientale scultura-architettura. Le sculture che lo scultore chiama Decostruttivi sono tre: Il Decostruttivo Progetto Albornoz 2005, prospiciente il lato destro la facciata dell’Albornoz Palace Hotel di Spoleto, è costituito da tre quadrati di cm 294 x 294 in tubolare di acciaio inox Aisi 304 di mm 200 x 100 molato a mano, attraversati da una diagonale, formando in un insieme visivo un parallelepipedo di cm 294 x 598 x 152. – Il Decostruttivo Progetto W. 2005, previsto per uno spazio all’aperto di un’area museale a Roma, sempre costituito da tre rettangoli di m 2 x 4 in tubolare di acciaio inox Aisi 304 di mm 200 x 100. – Il Decostruttivo Progetto Artehotel 2006, realizzato a Perugia, si colloca nello spazio tra l’architettura dell’hotel e l’area parcheggio, sempre in tubolari di acciaio inox.