Mario Schifano (1934 – 1998)

Biografia

Mario Schifano è stato artista unico nel suo genere: è stato pittore, attore, regista e perfino componente di un gruppo musicale che prese il suo nome “Le stelle di Mario Schifano”. Il suo più grande riconoscimento fu però quello di rappresentare fondamentalmente la Pop Art italiana ed europea insieme a Franco Angeli e Tano Festa. Già negli anni sessanta faceva parte del panorama culturale internazionale grazie alla sua grandissima produzione artistica. Mario Schifano nacque nel 1934 a Homs nella Libia italiana dove il padre, impiegato del ministero della Pubblica Istruzione, era stato trasferito. La sua prima personale fu alla Galleria Appia Antica di Roma nel 1959 e sempre sul finire degli anni cinquanta, Mario Schifano partecipò al movimento artistico la “Scuola di Piazza del Popolo” assieme ad artisti come Francesco Lo Savio, Mimmo Rotella, Giuseppe Uncini, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli. Il nome del gruppo dipese dal fatto che si riuniva al Caffè Rosati, noto bar romano situato a Piazza del Popolo allora frequentato da intellettuali del momento come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Federico Fellini. Nel 1960 i lavori del gruppo venneroo esposti, in una mostra collettiva, presso la Galleria La Salita e nel 1961 Schifano ottenne una personale alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma. Ebbe occasione di partecipare alla vita mondana newyorkese entrando così in contatto con Andy Warhol e Gerard Malanga e frequentando la Factory e le serate del New American Cinema Group. Dopo questo primo viaggio a New York ottenne la partecipazione alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery, una collettiva che comprendeva gran parte dei giovani artisti della Pop Art e del Nouveau Réalisme, fra cui Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Al suo ritorno da New York, dopo aver partecipato a mostre a Roma, Parigi e Milano, partecipa nel 1964 alla XXXII Esposizione Internazionale d’Arte. In questo periodo nascono i suoi quadri “Paesaggi Anemici” e i suoi primi film in 16 mm Round Trip e Reflex, che lo inseriscono, come figura centrale del cinema sperimentale italiano. A Roma conobbe e frequentò Marco Ferreri e Giuseppe Ungaretti, ma una delle conoscenze di questo periodo che più lo influenzarono fu quella con Ettore Rosboch, con il quale strinse una profonda amicizia, basata sulla comune passione per la musica. In quegli anni, anche grazie ai continui viaggi a Londra dei due, Mario Schifano ed Ettore Rosboch stringono amicizia con i Rolling Stones che nel 1969 dedicarono a Mario Schifano il brano Monkey Man. Nel 1965 partecipò alla Biennale di San Marino ed alla Biennale di San Paolo del Brasile. Nel 1967 realizzò le sequenze dei titoli di testa e di coda per il film L’harem di Marco Ferreri e fu proprio grazie all’interessamento di Ferreri al suo lavoro se l’anno dopo Schifano riuscì a produrre la sua Trilogia per un massacro, formata dai tre lungometraggi Satellite (1968), Umano non umano (1969), a cui collaborarono Adriano Aprà, Carmelo Bene, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna, Rada Rassimov e Keith Richards e Trapianto, consunzione, morte di Franco Brocani (1969).  Nel 1971 alcuni suoi quadri vengono inseriti da Achille Bonito Oliva nella mostra Vitalità nel negativo nell’arte italiana 1960/70. L’influenza di artisti americani come Jasper Johns si manifestava nell’impiego di numeri o lettere isolate dell’alfabeto e così molte altre analogie con il lavoro di Robert Rauscenberg: in un quadro del 1960 si legge la parola “no” dipinta con sgocciolature di colore in grandi lettere maiuscole, come in un graffito murale.  Tra le opere più importanti di Mario Schifano vanno ricordate le “Propagande” serie dedicate ai marchi pubblicitari Coca-Cola ed Esso in cui si ha quel chiaro esempio di popular art,ovvero la veicolazione di immagini di uso comune, i “Paesaggi anemici“, le “Vedute interrotte“, “L’albero della vita” e i “Campi di grano“. Sono sicuramente da annoverare come tra le opere più riconoscibili è importanti le tele emulsionante, figlie di quei suoi continui scatti fotografici che accompagnano tutta la sua vita, tele dove vengono riproposte immagini televisive di consumo quotidiano con leggeri interventi pittorici. Tecnicamente parlano, Schifano fu un precursore sempre curioso dell’uso della tecnologia per la sua produzione artistica: negli anni ottanta entrò in contatto con il gruppo di illustratori, scrittori, fumettisti, reporter della rivista Frigidaire. Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, fu tra i primi ad usare il computer per creare opere e riuscì a elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le “tele computerizzate”). La prolificità dell’autore e l’apparente semplicità delle sue opere però hanno portato alla diffusione di un grande numero di falsi, soprattutto dopo la sua scomparsa.  L’ultimo periodo di produzione di Schifano è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità, interrotto soltanto da alcuni cicli più prettamente “pittorici”. Morì a 64 anni, mentre si trovava nel centro di rianimazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma, a causa di un infarto.