Marino Marini (1901 – 1980)
Nato a Pistoia, nel 1901, si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti di Firenze dove frequentò i corsi di pittura di Galileo Chini e quelli di scultura tenuti da Domenico Trentacoste. Nel corso della sua vita ebbero un ruolo artisticamente importante i numerosi viaggi a Parigi: la prima volta fu nel 1919 dove entrò in contatto con le nuove tendenze del mondo dell’arte. Nei primi anni Trenta invece, sempre a Parigi, incontrò i massimi artisti dell’epoca come Picasso, De Chirico, Kandinskij e molti altri. Sarà in Italia che inizierà a praticare la pittura e l’incisione, legandosi alla tradizione figurativa di fine Ottocento e in particolare all’opera di Medardo rosso e subendo l’influenza degli artisti del primo Rinascimento, in particolare Piero della Francesca.. Ben presto si distacccherà da queste influenze, abbracciando invece una ricerca di forme pure e assolute. Giovanissimo, a partire dal 1922 si dedicherà alla scultura, cominciando a partecipare ad una serie di esposizioni che decreteranno la sua fama. Nel 1926 decise di aprire uno studio a Firenze, per trasferirsi poi nel 1929 a Milano, che considera la città più europea d’Italia. Sempre nel 1929 gli venne assegnata la cattedra di scultura presso la Scuola d’arte ISIA nella Villa Reale di Monza dove rimarrà fino al 1940. Il 1932 divenne l’anno della sua definitiva consacrazione: espose sia a Milano che a Roma e divenne membro onorario dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Gli anni successivi lo videro protagonista di diversi viaggi in Italia e all’estero che gli permisero di aumentare ancora di più la propria fama e di trarre ispirazione per le sue opere, come per la sua famosa serie di sculture denominate Cavallo e cavaliere, che simboleggiano l’unione uomo-natura. Il 14 dicembre 1938 sposò Mercedes Pedrazzini che da allora chiamerà Marina quasi a sottolineare l’intenso legame che li unì per tutta la vita. Nel 1940 lasciò Monza per diventare professore alla facoltà di scultura dell’Accademia di Torino, diventando l’anno successivo titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante la guerra si rifugiò a Tenero, in Svizzera, nei pressi di Locarno, città natale della moglie, recandosi spesso a Zurigo e Basilea e continuando ad esporre fino al 1945. Solo nel 1948 tornò a Milano per riprende a insegnare tornando a ricoprire la cattedra all’Accademia di Brera a Milano. In quegli anni anche Peggy Guggenheim acquistò un suo Cavaliere, L’angelo della città, e lo installò a Venezia davanti al suo museo, dove si trova tuttora. Gli anni successivi vedono il suo progressivo svincolarsi dalle forme definite e un crescere del suo compiacimento per forme e volumi eleganti e stilizzati. Contemporaneamente alla nascita della sua amicizia con lo scultore Henry Moore crebbe la sua notorietà a livello mondiale esponendo in tutti i più importanti musei e ricevendo continui riconoscimenti per tutti gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Nel 1962 partecipò, insieme ai più importanti scultori internazionali dell’epoca, alla mostra Sculture nella città organizzata da Giovanni Carandente nell’ambito del V Festival dei Due Mondi a Spoleto, presenta tre sculture in bronzo: Pomona del 1949, Cavallo e cavaliere del 1956 e Il guerriero del 1959. Morì a Viareggio all’età di settantanove anni.