Giorgio De Chirico (1888 – 1978)

Opere
Biografia

Giorgio De Chirico, il cui nome completo era Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico, già alla nascita rappresentava la fusione di una moltitudine di culture: nacque infatti nel 1888 a Volo, capitale della Tessaglia, in Grecia da genitori nati a Costantinopoli, appartenenti alla nobiltà italiana. Il padre Evaristo, figlio del barone palermitano Giorgio Filigone de Chirico, fu un ingegnere ferroviario, tra i principali realizzatori della prima rete su rotaie in Bulgaria ed in Grecia, mentre la madre e fu la baronessa di origine genovese Gemma Cervetto. All’età di tre anni perse la sorella maggiore, Adelaide, e ad Atene venne alla luce il fratello Andrea Alberto, che assumerà dal 1914 lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attività di musicista, letterato e pittore. De Chirico visse in Grecia tra Volo e Atene quasi fino alla maggiore età  prendendo le prime lezioni di disegno dal pittore greco Mavrudis, successivamente dal pittore e soldato Carlo Barbieri e dallo svizzero Jules-Louis Gilliéron, oltre a studiare l’italiano, il tedesco, il francese e la musica. Nel 1906, insieme al fratello e alla madre, lasciò la Grecia per l’Italia, dove visitò Milano e si trasferì a Firenze frequentandone l’Accademia di Belle Arti, per poi, l’anno successivo,iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, dove conobbe l’arte di Arnold Böcklin e di Max Klinger. Da qui una serie di esperienze legate ai numerosi trasferimenti: prima Milano, dove già risiedevano la madre e il fratello, poi Firenze insieme alle madre dove dipinse la sua prima piazza metafisica, l’Enigma di un pomeriggio d’autunno, nata dopo una rivelazione che ebbe in piazza Santa Croce, e infine Parigi, dal 1911 al 1915,  dove abitava il fratello Alberto, dove frequentò i principali artisti dell’epoca come Guillame Apollinaire, Max Jacob e Pablo Picasso. Fu soprattutto la frequentazione con Apollinaire a influenzarlo. Cominciò quindi a realizzare quadri con uno stile più sicuro. Subì l’influenza di Paul Gauguin, da cui presero forma le prime rappresentazioni delle piazze d’Italia e i suoi primi manichini. Allo scoppio della prima guerra mondiale insieme al fratello si arruolò volontario e venne inviati a Ferrara, ove furono entrambi ricoverati nella villa del Seminario. In questo periodo a Ferrara non dipinse più grandi piazze assolate ma nature morte con simboli geometrici, biscotti e pani e venne a contatto con Carlo Carrà, anch’egli qui ricoverato, e Filippo de Pisis. Nel 1924 e nel 1932 partecipò alla Biennale di Venezia e nel 1935 alla Quadriennale di Roma. Nel 1936 e 1937 si stabilì a New York, dove la Julien Levy Gallery espose le sue opere. Collaborò inoltre con le maggiori riviste di moda del tempo, Vogue e Harper’s Bazaar e lavorò come decoratore di interni, realizzando ad esempio una sala da pranzo presso la Decorators Picture Gallery assieme a Picasso e Matisse. Negli anni Cinquanta la sua pittura era caratterizzata da autoritratti in costume di tipo barocco e dalle vedute di Venezia. Nel frattempo collaborò a varie riviste e giornali, tra cui Il Meridiano d’Italia di Franco Servello, sul quale avviò una polemica contro Picasso e il modernismo, Candido, Il Giornale d’Italia. Nel 1944 si trasferì a Roma, in Piazza di Spagna, dove aveva anche il suo atelier dove negli anni Sessanta lavorò  Massimiliano Fuksas. Morì a Roma il 20 novembre del 1978 al termine di una lunga malattia. Il suo sepolcro si trova in una cappella, a lui dedicata, nella chiesa di San Francesco a Ripa, dove sono esposte tre opere donate dalla vedova Isabella Pakszwer: un autoritratto, la Donna velata con le sembianze della moglie e la Caduta di Cristo.