Gino Pancheri (1905 – 1943)
Nato a Trento da famiglia operaia, dovette iniziare a lavorare ancora minorenne presso un laboratorio artigianale. Nel 1925 si trasferì in Brianza dove studiò l’arte della decorazione domestica, con particolare attenzione alle sontuose ville aristocratiche e infine a Milano. Si iscrisse quindi all’Accademia di Brera dove strinse amicizia con la corrente avanguardista partecipando a diverse mostre collettive. Attraverso queste primi contatti con il mondo dell’arte si iniziò a delineare quel carattere del giovane artista poco propenso alla vita comoda e ben diffidente verso la pigra e quanto mai arrogante borghesia italiana. Tornato a Trento divenne segretario del sindacato di Belle Arti della Venezia Tridentina e qualche tempo dopo ottenne la direzione della Scuola d’Arte di Cortina d’Ampezzo. La figura di Gigiotti Zanini, esponente del “realismo magico”, e quella di Tullio Garbari costiturono un punto di riferimento fondamentale per la sua maturazione artistica. Dal 1930 al 1940 partecipò a diverse esposizioni come quelle alla Galleria Pesaro, alle Trivenete di Padova, alle Quadriennali di Roma, alle Biennali di Venezia e di Bolzano, intraprendendo collaborazioni con diverse testate editoriali quali “Casabella”, “Domus”, “Trentino”, “Brennero”, ecc. Il 2 settembre 1943 poco dopo mezzogiorno una squadriglia di cacciabombardieri anglosassoni apparve sulle montagne trentine e prese a colpire la città. Gino Pancheri si trovava per caso in Trento a piazza Dante quando avvenne l’attacco. Nonostante lo stridere della sirena, l’artista non fece in tempo a ripararsi, tanto da rimanere colpito da una scheggia conficcatagli nella schiena. Morì dopo circa tre mesi di agonia nell’ospedale di S. Chiara. La sua arte si fonda sulla narrazione della vita della popolazione locale trentina principalmente impegnata nel lavoro nei campi e nelle fattorie come dimostrano i titoli di alcune delle opere più note: “La corte delle colombe” (1927), “Canti all’aperto” (1930), “La vendemmia” (1931), “La famiglia del pescatore” (1932), “San Vigilio incivilendo” (1934) esposta nel Palazzo delle poste e telegrafi, “La siesta” (1936), “Decorazioni per le scuole Raffaello Sanzio” (1935), “La battaglia del grano” (1938) esposta nel Palazzo Roccabruna, “Il mosaico dell’Impero” (1937) presso la Galleria dei Legionari in Trento, “Orti di Pinè” (1940), “Tulipani” (1943).