Riccardo Schweizer

Esposizione dal 15 febbraio al 31 marzo 2019

La Galleria Tanart di Sergio Rossi inaugura a Canazei l’esposizione monografica di Riccardo Schweizer, importante pittore, designer, fotografo e architetto trentino scomparso nel 2004. Schweizer è stato una delle figure più singolari dell’arte trentina tanto che nell’anno della sua morte Vittorio Sgarbi scrisse: Schweizer ha dimostrato di essere coerente con una precisa idea di Modernità, la stessa di Picasso, Balla, Depero, Mirò, Gropius, Moholy-Nagy, Le Corbusier, citando solo alcunoi casi eclatanti. Gli stessi artisti e intellettuali che conobbe e frequentò tra l’Italia e la Francia, dove visse tra il Trentino, Venezia e la Costa Azzurra. La scoperta dell’opera di Picasso lo influenzò a tal punto da essere stato più volte apostrofato come il “Picasso italiano“: si racconta che nella primavera del 1950 si fece prestare una bicicletta per raggiungere Vallarius, nel sud della Francia, pur di conoscere quello che considerava il proprio idolo. Da queste amicizie trasse poi materiale unico per la sua ricerca artistica, tanto da renderlo uno degli artisti italiani del suo tempo più aggiornati sulle avanguardie internazionali. A dimostrarlo le numerose opere in esposizione (25 pittoriche e 4 ceramiche) che coprono un arco di tempo che va dal ’45 agli ultimi anni di attività dell’artista.
L’esposizione presso Tanart durerà fino alla fine della stagione invernale, ovvero il 31 marzo 2019. Assolutamente da non perdere è l’inaugurazione del 15 febbraio 2019 poichè Sergio Rossi ha scelto di invitare nuovamente nei locali della galleria Maurizio Scudiero a presentare il lavoro di Riccardo Schweizer. Il noto storico d’arte, che ha curato oltre cento mostre tra l’Italia e l’estero e ha all’attivo oltre 200 pubblicazioni, ci introdurrà in quelli che risultano essere i temi principali dell’esposizione: la Donna e la Montagna. Nei quadri in esposizione, molti dei quali inediti, la figura della donna e quella della montagna sono strettamente collegate, al punto di fondersi quasi in una cosa sola. La montagna attraverso gli occhi Schweizer è qui presentata con una prospettiva post-cubista, ovvero con una prospettiva quasi assente; la figura femminile di conseguenza è modellata come una montagna e rappresentata come un vero e proprio paesaggio geologico con riconoscibili segni antropomorfi.